La giornalista di Atlanta Jasmine insegue gli echi del movimento per i diritti civili e scopre storie inedite che ancora oggi plasmano la città.
Il taccuino di Jasmine King era quasi pieno, ma le sue domande erano appena cominciate. Come reporter per l'Atlanta Tribune, voleva fare di più che coprire la politica cittadina — voleva rintracciare gli echi viventi del movimento per i diritti civili. Una mattina piovosa, arrivò una lettera anonima: «Ci sono storie a Sweet Auburn Avenue che il tempo ha dimenticato.» Jasmine partì, seguendo murales stradali e campane di chiesa. Alla Ebenezer Baptist Church, incontrò la signorina Lila, una donna tranquilla che curava i fiori. Lila condivise foto sbiadite di proteste, marce e riunioni segrete. «Molte voci non sono mai arrivate alle notizie,» disse. Jasmine ascoltò mentre Lila descriveva stanze nascoste dove gli attivisti pianificavano i loro prossimi passi, e segnali segreti nei canti gospel intonati in panche affollate. Jasmine visitò il King Center e gli archivi, mettendo insieme articoli, lettere e fotografie. Ogni indizio echeggiava speranza e paura. Una notte, Jasmine partecipò a una veglia dove gli anziani condividevano ricordi sotto una statua di bronzo. Si rese conto che il movimento non era storia — era un battito che scorreva nel cuore di Atlanta. La sua storia, pubblicata giorni dopo, intrecciava le voci del passato con i sogni della gioventù di oggi. Atlanta si risvegliò ai suoi echi — i bambini cantavano le canzoni, gli anziani raccontavano le storie, e l'articolo di Jasmine ispirò nuove marce per la giustizia. L'anima della città, sempre irrequieta, continuò a echeggiare in avanti.